Nero come il blackjack

Probabilmente era il quarto drink. Si appoggiò al bancone a fianco di Gabry, un cliente abituale dalla bruttezza devastante. Bevve tutto di un fiato fissando a lungo il fondo del bicchiere vuoto. Il sibilo della porta automatica della sala giochi quasi lo ridestò.

«La melodia del blackjack» disse tra sé.

Dopo un attimo di indecisione si alzò di getto dirigendosi verso la sala. La musica era assordante e i giocatori erano esclusivamente concentrati sulle carte del blackjack. Fece un giro al tavolo del poker, dopodichè uscì.
Respirò a pieni polmoni l’aria gelida della notte. Guardò l’orologio: erano le 23.20. Nell’oscurità la scritta Albatros
sembrava addirittura più nitida. Un tempo il bar serviva una stazione ferroviaria, mentre adesso era il punto di ritrovo dei dipendenti della sezione distaccata del Dipartimento della Difesa che sorgeva nel centro città, in una zona un tempo sede di una fabbrica di vetri. I suoi uffici e laboratori si annidavano attorno all’alta ciminiera, unica superstite della vecchia vetreria.
Alzò il bavero del giubbetto e si diresse verso i varchi elettronici del Dipartimento.

***

Facce di nerds bianche come un lenzuolo fecero il loro ingresso nell’ufficio, dominio del disordine. Su una scrivania erano sparsi decine di libri, alcuni aperti. Articoli di fisica matematica raccolti alla rinfusa. In un angolo, su una sedia, un piattino con gli avanzi di una colazione o di una cena.
«Dio santo» sbottò Rudi, guardando il tipo allampanato che gli stava davanti. «Cosa hai fatto al volto? Si direbbe che sei finito sotto un tram!»
«I jocks…» quasi sussurrò una voce alla sue spalle. Era una donna, l’unica del dipartimento. Una ragazza, per essere più precisi. L’incarnato olivastro ben si adattava alla folta chioma castana che le incorniciava il bel volto. Rudi si voltò di scatto…
«Come è successo?» chiese a bruciapelo.
«All’Albatros, dopo una partita al blackjack» specificò la ragazza, che si chiamava Veronica.
«All’Albatros? Ero lì ieri sera… fino alle 23:20 circa» rispose Rudi.
«È successo prima» intervenne Tino, il tipo con il volto tumefatto. «Abbiamo battuto il banco più volte… ma a qualcuno non è andata giù»
«Va avanti» lo spronò Rudi.
«All’uscita c’era Chewing Gum»
«Ah, Renato! Il famoso quaterback della locale squadra di football»
«Si, proprio lui» intervenne Veronica. «Dire che era in dolce compagnia è un eufemismo. Oltre a Marika, c’erano tutto lo squadrone».
«Dopo…» riprese indeciso Tino, facendo cenno al suo volto, «ci hanno costretto a riprendere il gioco»
«E quindi?» incalzò Rudi.
«Abbiamo perso…»
«Perso quanto?»
«Siamo sotto di duecentomila…» sospirò Veronica, appoggiandosi alla parete.
«E li rivogliono a breve» soggiunse.
Rudi si passò una mano tra i folti capelli. Si alzò per guardare dalla finestra. Il sole della tarda mattinata riverberava sul piazzale antistante l’Albatros.
«Proverò stasera» disse all’improvviso senza voltarsi.
«Cosa?» chiese Veronica, avvicinandosi.
«Il blackjack»
«Ma se non hai mai giocato…»
Rudi fece spallucce….
«Hai in mente qualche altra soluzione?»

continua…


Marcello Colozzo

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