La Meccanica Quantistica è quella parte della fisica che studia l’infinitamente piccolo. Detto in termini molto rozzi: dall’atomo in giù (o magari dalla molecola in giù). Attraverso tale paradigma, la più positiva delle scienze sembrava aver messo in discussione il carattere oggettivo della realtà fisica. Inoltre, il linguaggio convenzionale si mostrava del tutto inadatto a “decodificare” le astruse formule della nuova fisica, in modo da restituire una qualche visione coerente del mondo. Tale problema fu evidenziato da uno dei padri della fisica quantistica: Werner Heisenberg. Nell’occasione il fisico si espresse con l’aforisma con cui si apre questo libro. Altri autori, tra i quali Fritjof Capra autore de Il Tao della fisica, trovarono un’analogia rimarchevole con i famosi koan dello Zen. Per noi occidentali, i koan sono semplicemente dei rompicapo basati sul paradosso. Gli aspetti paradossali della nuova fisica erano ben rappresentati dal famoso dualismo onda – corpuscolo. Rudi era a conoscenza di questi problemi, poiché era un fisico, anche se poi le implicazioni epistemologiche della nuova meccanica erano ignorate dalla maggior parte dei fisici. Divorò molti libri sullo zen, consapevole del fatto che un apprendimento in modalità per così dire, razionale, sarebbe stato controproducente. Al riguardo erano stati versati fiumi di inchiostro, ed egli aveva letto intere pile di libri sull’argomento. Si spaziava dall’esperienza mistica alla suddivisione del nostro cervello in due emisferi, di cui uno è responsabile dell’attività razionale, mentre all’altro compete l’esperienza mistica.