Il Laboratorio di Intelligenza Artificiale occupava i due terzi dei sotterranei del Dipartimento della Difesa. Illuminato a giorno ventiquattro ore su ventiquattro e collegato a un gruppo elettrogeno di emergenza, era sottoposto a una massiccia videosorveglianza. L’accesso all’ampio locale avveniva passando per due livelli di sicurezza protetti da una coppia di software di riconoscimento facciale e vocale. Erano appena entrati nel dedalo di corridoi serpeggianti nelle viscere del Dipartimento, quando andò via la corrente.
«Come mai non parte il gruppo elettrogeno?» chiese Veronica, assalita da un brivido di gelo.
All’improvviso una luce sinistra, quasi spettrale, illuminò l’ambiente alle loro spalle. Si voltarono all’istante cercando di riconoscere la sagoma che si nascondeva dietro la torcia.
«Finalmente siete arrivati» gracchiò una voce con un forte accento russo.
«Ehi Lord! Ci hai spaventato, sai» fece Rudi, tirando un sospiro di sollievo quasi simultaneo al ritorno della corrente che restituì un senso di tranquillità.
Il tizio spense la lampada guardandola attentamente alla stregua di un pistolero che osserva la propria arma ancora fumante per i colpi sparati. Tarchiato e leggermente brizzolato, cavalcava le sembianze del tenente Colombo. Di nome si chiamava Alex, diminutivo di Aleksandr, volutamente ridotto e metatesizzato in Axel secondo i canoni della controcultura digitale della fine degli anni Novanta ereditata dagli ambienti nerds/hackers dominati da nicknames ricorsivamente definiti. Era l’epoca delle cosiddette elite virtuali, i cui adepti erano denominati Lord. Da qui Lord Axel, anche se tutti lo chiamavano semplicemente Lord. Un titolo davvero azzeccato, visto che Axel era il direttore del Laboratorio di Intelligenza Artificiale.
«Lord, ci dici cosa diavolo sta succedendo?» chiese Tino, guardandosi intorno.
«Sono almeno due ore che la corrente elettrica va e viene senza una causa apparente. E non solo…»
«Sarebbe?» domandò ansiosa Veronica.
«Ehm… » rispose lentamente Axel, grattandosi il mento. «Appaiono cose….»
«Cosa?» incalzò la ragazza.
«Le vedi, le osservi… quindi sei consapevole della loro esistenza, ma subito dopo spariscono come se non ci fossero mai state»
Tino si fiondò su uno dei computer che monitoravano la videosorveglianza.
«A che ora è successo?» chiese rivolgendosi a Lord.
«Circa un’ora fa…»
«Ecco le schermate» fece Tino dopo aver smanettato per una manciata di secondi.
«Non si vede granché» osservò Rudi che nel frattempo aveva raggiunto il collega.
«La luminosità era scarsa per via di un abbassamento di corrente» intervenne Axel.
«Ma i sensori all’infrarosso…»
«Non hanno rilevato nulla» fu la laconica riposta di Lord.
«Impossibile! A temperatura ambiente un qualunque corpo emette infrarossi»
Tratto da X-noise di Marcello Colozzo (di prox pubblicazione)