Il dolore di una madre sospeso tra memoria e illusione.
Donata, donna fiera e profondamente legata al figlio morto lontano, continua a parlargli come se fosse ancora vivo. La sua voce, la sua casa, il suo cuore restano colmi di una presenza che per lei non si è mai spenta. Quando la notizia della morte le viene confermata in modo definitivo, Donata rifiuta l’evidenza: per una madre, ciò che si è dato una volta alla vita non può essere restituito alla morte.
La sua fede incrollabile nell’esistenza del figlio diventa un atto di resistenza contro la realtà, un gesto tragico e poetico insieme.
Attorno a lei, i personaggi che le ruotano intorno — amici, parenti, conoscenti — oscillano tra pietà e inquietudine, incapaci di spezzare quella fragile illusione che sembra l’unica forza capace di sorreggerla. Pirandello costruisce un dramma profondo e straziante, in cui l’amore materno oltrepassa i confini del tempo, della ragione e della verità, trasformandosi in una dolorosa e potente negazione della morte. La vita che ti diedi è una riflessione straordinaria sul legame tra vita e affetti, sull’inganno necessario che talvolta ci permette di vivere, e sull’impossibilità di accettare la perdita di ciò che abbiamo amato di più.

Luigi Pirandello (1867–1936) è stato uno dei più grandi drammaturghi e scrittori italiani del XX secolo, noto per le sue opere teatrali e narrative che esplorano temi come l’identità, l’apparenza e la realtà, la follia, e la frammentazione della personalità. Pirandello vinse il Premio Nobel per la letteratura nel 1934.

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