Una pioggia torrenziale si abbatté sulla città. Evento del tutto inusuale, considerata la stagione.
«A cosa stai pensando?» chiese Veronica, mentre sorseggiava il caffé della macchinetta distributrice.
Rudi scrollò le spalle.
«Gli ultimi eventi mi hanno sconvolto» mormorò.
«Siamo rimasti fuori dal flusso di entropia che si è abbattuto su questa città» aggiunse, guardando la pioggia attraverso la finestra che dava sul piazzale della vecchia stazione.
«Perché?» chiese Veronica.
«Ci interfacciamo con i suoi abitanti solo attraverso lo spazio fisico» proseguì Rudi, ignorando la domanda. «Ma è come se vivessimo due realtà temporali differenti.»
«La dilatazione del tempo si verifica nei moti relativistici o in presenza di variazioni del campo gravitazionale» osservò la ragazza.
«Si. Ma qui c’è di mezzo l’entropia…»
La conversazione venne interrotta dallo squillo del cellulare. Era Tino.
«Pronto»
«Venite qui all’IaLab, abbiamo scoperto qualcosa di interessante.»
Scesero di corsa le scale che conducevano ai sotterranei. All’improvviso andò via la corrente.
«Come mai non parte il gruppo elettrogeno?» si chiese Rudi, cercando di fare luce con il cellulare. Stava componendo il numero di Tino, quando un urlo di donna squarciò il silenzio.
«Oh Dio!» fece Veronica, stringendosi a Rudi.
«Sembrava venire da fuori» fece quest’ultimo.
«Rudi, andiamo via di qui!»
Salirono a tentoni le scale. Giunsero nel piano terra del Dipartimento. Il cielo era plumbeo e la pioggia cadeva furiosa.
La corrente ritornò come d’incanto. Si precipitarono nuovamente verso i sotterranei. Tino e gli altri “nerds” erano raccolti davanti al monitor di uno dei computer.
«Abbiamo analizzato a fondo il video della volta scorsa» iniziò Tino, facendo sedere Rudi a suo fianco. «E siamo riusciti ad isolare il fotogramma in cui avviene la “transizione”, ovvero l’incremento istantaneo di entropia.»
Fece andare avanti il cursore del player fino ad inquadrare una scena in cui si vedeva una coppia uscire.
«Ecco, ci siamo» riprese Tino, zoomando l’immagine. Il volto della donna subì un vistoso ingrandimento. Dimostrava all’incirca trent’anni. Nel fotogramma “istantaneamente” successivo il medesimo volto mostrava quarant’anni in più.
«Incredibile!» esclamarono Rudi e Veronica.
«Ma non così incredibile come quest’altro fotogramma» interloquì Tino, aprendo una nuova schermata in cui si vedeva il volto ingrandito di un uomo di circa settant’anni.
«Osservate attentamente» riprese, mandando avanti di pochissimo il cursore. Nel fotogramma “istantaneamente” successivo il medesimo volto mostrava quarant’anni “in meno”.
«È pazzesco!» mormorò Rudi, avvicinandosi ulteriormente al monitor.
«Ho una teoria» disse Tino.
«Spara.»
«L’incremento istantaneo di entropia altro non è che “un trasferimento” di entropia da un organismo ad un altro. Più precisamente, l’entropia addizionale è stata sottratta ai sistemi fisici nelle immediate vicinanze. Gli organismi più giovani hanno “assorbito” l’entropia di quelli più vecchi. E chiaro che quest’ultimi sono ringiovaniti di colpo. L’effetto si è poi propagato ed è per questo che noi non abbiamo risentito dell’incremento di entropia. Anzi, la nostra entropia “sta diminuendo”.
«Ieri era il mio compleanno» osservò Rudi.
«Si, ma non hai compiuto trentun anni» replicò Tino.
«E quanti allora?»
«Trenta.»
«Cosa??»
«A differenza dell’anziano signore visibile nel video» spiegò Tino, «la nostra entropia sta diminuendo “lentamente”. Detto in altro modo, noi tutti stiamo ringiovanendo progressivamente.»
Rudi era immerso in una riflessione profonda.
«Non c’è altra spiegazione» riprese Tino. «Questo è l’unico modo per interpretare in maniera corretta l’inspiegabile incremento di entropia. Se un certo numero di persone invecchia istantaneamente, un altro numero dello stesso ordine di grandezza, deve ringiovanire istantaneamente.»
«E dove sono finiti? In giro si vede solo gente anziana» ribatté Veronica.
«Li hanno uccisi» disse una voce alle loro spalle.
Si girarono tutti. Jax era appena entrato con una copia del giornale.
«Leggete» aggiunse, buttando il giornale sulla scrivania.
L’articolo parlava del ritrovamento di una fossa comune nell’estrema periferia della città. C’erano sepolti oltre tremila corpi. Si trattava di persone uccise con un’arma da fuoco. L’età media era di trent’anni. L’articolista dava poi corpo ad alcune dicerie che parlavano di una setta religiosa che adorava il demone Kali della mitologia indù. Le vittime, dunque, erano state sacrificate alla divinità.
