Stravaganti presenze si alternavano tra i tavoli del Ghost, un ristorante a un tiro di schioppo da una vecchia fabbrica di vetri. La cena era servita, in religioso silenzio, da una inesistente cameriera dall’accento strascicato, che assemblava il menu in simboli non materiali. Le gustose pietanze si realizzavano in uno spazio tangente a quello per così dire, reale. La ragazza si interfacciava tra i due spazi, e il suo abbigliamento mutava in funzione del luogo occupato. Non aveva bisogno di cambiarsi d’abito, perchè l’abito medesimo modificava le proprie forme. E così il Tempo non scorreva dall’Essere al Divenire, ma fluiva attraverso un Apparire mutevole nel vicolo cieco dell’Esistenza.

Il sinistro rantolio della porta a vetri frantumò il religioso silenzio, restituendo – in quella assegnata realtà – le sagome di tre individui che indossavano i tipici pastrani in dotazione alle forze armate. Lentamente e con fare metodico, i tre si liberarono del pesante indumento inzuppato d’acqua per via della pioggia battente. Immediatamente riconobbi Rudi, il mio alter ego. Gli altri due rimasero nell’ombra, e una costellazione di ricordi prese forma nella mia mente… La vicenda delle terribili Creazioni F, annientate grazie alla geniale intuizione di Rudi circa la loro vera natura. La disattivazione di Loveware, il famoso software che dava vita agli androidi femmina di un giro di prostituzione low-cost organizzato dalla mafia cinese, si realizzò grazie al mio alter ego. La vicenda dei 400 BOYS, artisti di strada che disegnavano graffiti tridimensionali per svegliare le coscienze assopite della Città Decadente. L’implementazione degli audaci e temibili cloni sincroni che batterono i “jocks” a football. La battaglia contro le cavallette metalliche, per poi concludere con i paradossi dell’entropia generati dal demone Kali, e debellatti da BettyByte, una bambina prodigio.

Marcello Colozzo

La foto in evidenza appartiene a http://notnottana.blogspot.com/

Facebook
Twitter
Instagram