In un intreccio di arte, ossessione e desiderio, Diana e la Tuda mette in scena il dramma di un artista diviso tra l’ideale e la realtà. Sirio Dossi, giovane scultore, è tormentato dalla ricerca della perfezione: nella statua di Diana che sta modellando vuole fissare l’assoluto, la forma pura, l’idea. Ma davanti alla materia viva della modella Tuda, costretta a lunghe e dolorose pose, l’ideale si incrina. La ragazza, fragile e intensa, diventa lo specchio dei conflitti interiori dell’artista: da un lato musa, dall’altro vittima della sua ossessione creativa. Intorno a loro si muove un mondo dove l’arte non è solo ispirazione, ma anche dominio, sacrificio, violenza simbolica.
Con la sua scrittura tagliente e ambigua, Pirandello esplora il rapporto tra vita e forma, tra ciò che l’opera d’arte pretende e ciò che l’essere umano può dare. Diana e la Tuda è un dramma psicologico potente, una riflessione sull’identità e sulla pretesa dell’artista di plasmare l’altro “come vuole”. Un capolavoro del Pirandello più maturo, in cui la scena diventa specchio dell’anima.

Luigi Pirandello (1867–1936) è stato uno dei più grandi drammaturghi e scrittori italiani del XX secolo, noto per le sue opere teatrali e narrative che esplorano temi come l’identità, l’apparenza e la realtà, la follia, e la frammentazione della personalità. Pirandello vinse il Premio Nobel per la letteratura nel 1934.

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