Era seduto in riva al mare e guardava lontano,
con la speranza di veder apparire la slanciata
sagoma del Polyanta sulla linea dell’orizzonte.

Il cielo sopra il porto era del colore dello schermo televisivo sintonizzato su un canale morto”. Iniziava così Neuromante, un romanzo di William Gibson, uno dei fondatori del movimento cyberpunk. Il cielo uggioso sembrava adagiarsi sul porto in lontananza. Somigliava a una grottesca guaina metallica che gravava sull’esistenza delle persone.
Si mescolò alla folla anonima. Volti sconosciuti, tristi, sorridenti, malinconici, alcuni quasi euforici.
Giunse al quartiere cinese. Per le strade si avvertiva un forte odore di cucina proveniente dalle minuscole abitazioni che si addensavano l’una accanto all’altra. Sui marciapiedi le venditrici di sesso procacciavano clienti che giungevano appositamente dalle città vicine. Era un sesso low-cost. Tipico del business cinese.
Camminava quasi a spintoni attraverso la folla. I negozi si susseguivano caoticamente illuminando i volti dei passanti con le loro luci abbaglianti. Si sentiva un intruso tra quella gente che parlava un linguaggio incomprensibile. Una prostituta lo guardò ammiccando, ma lui evitò il suo sguardo.
All’ingresso di una bettola maleodorante due marinai ubriachi vociferavano e ridevano in compagnia di una prostituta. Entrò. I tavoli erano disposti caoticamente, e in quello al centro quasi troneggiava una cartomante che mescolava un mazzo di carte. Lentamente dispose le carte fino a comporre una rosa dei venti. Nord, Sud, Est, Ovest, Nord-Est…
I capelli neri nascondevano buona parte del viso. All’improvviso alzò lo sguardo, puntandogli contro un paio di occhi nerissimi, quasi feroci. La rosa dei venti si disorientò: il Nord divenne Sud, mentre il Nord-Est indicava l’Ovest. Direzioni indistinguibili di uno spazio inesistente.
All’uscita dalla bisca la nebbia lo avvolse come un drappo funebre.
«Simon» sussurrò una voce alle sue spalle.
Voltandosi si perse negli occhi azzurri di Helena, la bella ragazza bionda dal forte accento russo che si era imbarcata a Portsmouth.

«Il Polyanta è sparito» continuò.
«Cosa vorresti dire??»
«È partito! È andato via… » riprese Helena facendo cenno in direzione del porto. «Al suo posto c’è una nave militare».
«Cosa c’è?» riprese subito dopo, sorpresa dall’atteggiamento perplesso di Simon.
«La cartomante…»
«La cartomante?» incalzò Helena.
«A un tiro di schioppo da qui c’è una cartomante… Con le carte aveva formato una rosa dei venti, per poi disorientarla»
«Disorientarla?»
«Proprio così… Ma non materialmente. Il tutto è avvenuto in modo istantaneo….»
«Presto, andiamo! Non c’è altro tempo da perdere» soggiunse quasi afferrando la ragazza per un braccio.
Si avventurano per gli oscuri budelli della città vecchia, dove il forte odore di muschio restituiva una sensazione bizzarra.
«Ti senti male?» chiese all’improvviso Helena, vedendo che Simon si era fermato in prossimità di un albero.
«Leggi» rispose, facendo cenno a un’epigrafe.
«Via Möbius» lesse a voce alta la ragazza. «Qui soggiornò il grande matematico August Ferdinand Möbius».

continua

Marcello Colozzo

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