Nella Città dell’Assurdo ogni cosa vera era necessariamente falsa e ogni teorema era confutato dalla sua dimostrazione. Regno dell’incoerenza, la Città dell’Assurdo trasformava le tautologie in contraddizioni e i teoremi in non-teoremi.
Falsi profeti detentori della Non-Verità confutavano le proprie falsità, divenendo così gli aguzzini della Verità Ultima.
«Stavo pensando» iniziò Rudi, «se stiamo andando indietro nel tempo, prima o poi dovrei rivedere Marika…»
«Noi con loro condividiamo solo lo spazio fisico. La componente temporale, invece, è come se fosse “sfasata”» precisò Veronica.
«Non vedrai mai più Marika» soggiunse subito dopo, con un filo di voce.
Nonostante l’ora legale, fece buio presto. Forse era il cielo grigio che assorbiva i raggi del sole morente. Dopo cena uscì di nuovo. Si diresse a passi veloci verso il piazzale della vecchia stazione. In giro non c’era un’anima. Arrivò al punto dove quella sera era parcheggiata la macchina di Marika. Adesso al suo posto c’era un furgone. Si fermò, guardandosi attorno. Prese il cellulare per comporre il numero della ragazza. Udì la risposta automatica del gestore che, meccanicamente, gli comunicava l’irraggiungibilità dell’utente. Un rumore di passi ruppe il silenzio. Si girò. Era Betty, la bambina prodigio.
«Rivedrò Marika?» le chiese a bruciapelo.
Anziché rispondere, la bambina estrasse da una tasca un mazzo di carte. Le distribuì sul cofano di una macchina parcheggiata.
«Come vedi, queste carte sono “ordinate”» iniziò.
Rudi guardò attentamente. Le carte erano disposte in ordine numerico. Si iniziava con l’asso di uno dei colori per poi proseguire ordinatamente.
«Lo stato ordinato è unico» riprese Betty.
«Ma quelli disordinati sono tanti» aggiunse subito dopo, raccogliendo le carte e mescolandole per poi distribuirle nuovamente sul cofano. L’ordine iniziale era distrutto: le carte si susseguivano in maniera caotica.
«E se le rimescolo ancora» continuò, mischiando le carte, «l’ordine non può fare altro che aumentare… Ma se le rimescolo un numero infinito di volte, necessariamente dovrà ricomparire l’unico stato ordinato».
«È la legge dei grandi numeri» confermò Rudi.
La bambina prodigio sorrise.
«Ebbene, tu riavrai Marika. Ora il suo corpo putrefatto è tra le braccia del demone Kali. Ma verrà un tempo in cui le particelle che compongono il suo corpo conosceranno una entropia minore. E in quell’istante Marika resusciterà.»
«Ma dovrà passare un tempo infinito…» replicò Rudi.
Betty riprese le carte e dopo averle rimescolate, le distribuì sul cofano della macchina. Misteriosamente ricomparve l’ordine iniziale.
«La tua entropia sta diminuendo» disse. «Ciò a causa dell’assorbimento da parte degli organismi corrotti. È un effetto creato dal demone Kali. Se vuoi annullarlo, dovrai suicidarti.»
«Suicidarmi??» chiese allibito Rudi.
La bambina annuì. Dopo un po’ riprese…
«È l’unico modo per invertire la tua entropia che, così, riprenderà il suo andamento regolare. E il demone verrà sconfitto. Il tuo suicidio non farà altro che “assorbire” l’entropia di Marika. E ciò la riporterà in vita. Nel frattempo tu subirai una sorta di “rinascita”.»
«E in che modo dovrei suicidarmi?» chiese Rudi con un filo di voce.
Dall’altra tasca, Betty tirò fuori una mela.
«È intrisa di cianuro» disse. «Dovrai addentarla. Come fece Alan Turing…»
Rudi afferrò la mela al volo.
«Devo… Devo farlo ora??» chiese, guardando fisso la mela. Alzò lo sguardo: la bambina prodigio era sparita. Sul cofano c’era ancora le carte disposte ordinatamente.