Diamo il via a un nuovo genere artistico, già esistente in ambito narrativo:

“Il termine transrealismo nasce con l’antologia Transreal, pubblicata all’inizio degli anni Novanta da Rudy Rucker, come genere di contaminazione tra il giallo, il thriller e il noir. Comune denominatore di questa amalgama di generi è la volontà di arrivare – proprio come Lovecraft- con gli occhi aperti davanti al lato oscuro della realtà”.

Scrive Rucker:
«I familiari mezzi della fantascienza – viaggi nel tempo, antigravità, mondi paralleli, telepatia, ecc. – sono, di fatto, simboli di una percezione archetipa. I viaggi nel tempo sono la memoria, il volo è l’illuminazione, i mondi paralleli simboleggiano la grande varietà dei punti di vista individuali, e la telepatia sta per l’abilità di comunicare pienamente. Questo è l’aspetto “trans”. L’aspetto “realistico” riguarda il fatto che un’opera d’arte valida dovrebbe occuparsi di quello che realmente è il mondo. Il transrealismo, ma anche quella più alta realtà in cui la vita è contenuta.»

Aggiungo:

Metaforicamente: uno scrittore transrealista è un sistema cognitivo che accetta in ingresso (input) dati reali ed emette in uscita (output) dati transreali. Detto in altro modo, uno scrittore transrealista è un’interfaccia tra il reale e il transreale.

Tale asserzione è illustrata nello schema a blocchi nella figura in evidenza.

Lo scrittore transrealista è, dunque, una black box, ovvero una scatola nera: il suo “funzionamento” è inconoscibile.

Marcello Colozzo

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