Versione “Reale” (tratta da un problema di fisica)
“Una vettura tramviaria percorre in città una linea chiusa lunga l=14km fermandosi n=20 volte a distanze uguali; alla partenza da ogni fermata il tram accelera con accelerazione costante a+=1.2m/s² fino a raggiungere la velocità v0=36km/h, poi, in vista della successiva fermata, decelera con decelerazione costante a-=1.5m/s². Calcolare, trascurando il tempo di fermata, il tempo T necessario per effettuare l’intero percorso.”
Versione “transreale”
– Tutta la mia città (cap. 11 del vol. 2 del ciclo “Degeometrizzando eternamente. Una recensione visionaria dell’opera di Antonio De Nardis) –>https://tinyurl.com/yxt4dswn
Nella mia città un tram percorre una poligonale di n vertici, ciascuno dei quali è una fermata. Percorrendo questo tragitto, mi sono chiesto più volte come apparirebbe la città se n fosse infinitamente grande, conservando però, l’estensione finita del percorso. Il tram percorrerebbe una poligonale “infinitamente densa” di vertici, in cui ogni punto è un vertice ovvero una fermata. E in ognuna di esse salirebbero o scenderebbero persone mai viste, forse inesistenti o magari provenienti da mondi paralleli. All’ennesima fermata le porte si spalancano all’improvviso mostrando un interno vuoto popolato da rigidi sedili in vinile distribuiti ordinatamente. Nel più devastante silenzio, il tram riparte attraversando strade deserte fiancheggiate da antichi edifici, per poi costeggiare un viale alberato piastrellato da foglie ingiallite. Curiosa circostanza, visto che il calendario marca 7 febbraio. Il tintinnio di un campanello frantuma quel silenzio così innaturale. Qualche passeggero ha prenotato la fermata. Guardo indietro attraverso lo specchietto, ma non vedo nessuno. Il veicolo rallenta e si ferma lentamente. Le porte si aprono di scatto per far scendere i passeggeri non presenti. E ne salgono altri. Gelide mani invisibili si aggrappano al passamano. Il tram è ormai pieno e le porte si richiudono. Un’anziana signora prende posto al mio fianco. È solo Mente e non Corpo. Scomparsa da tempo, non ha subito la deMentalizzazione. Altre tangibili presenze incoroporee si accalcano intorno a me. Sono gli operai della vecchia fabbrica di vetri che si recano al lavoro. Persone umili dematerializzate ma non dementalizzate, grazie alle complicazioni dell’essere semplici che richiede austerità e sacrifici. Quasi una Ascesi. I loro corpi logorati dal lavoro si erano dissolti da tempo nel dominio delle loro coscienze che ora fluttuano libere nei posti a sedere del tram. L’aria mostra il suo volto gelido ai raggi solari riflessi dai finestrini. Solidifica in forme bizzarre per poi liquefarsi e dissolversi alla stregua di un fiocco di neve trascinato dal vento della Non-Esistenza.
Il tram rallenta all’improvviso per poi fermarsi. È l’ultima fermata (l’infinita fermata) e le incorporee forme scendono all’unisono dalle porte che si aprono di scatto.

Marcello Colozzo, laureato in Fisica si occupa sin dal 2008 di didattica online di Matematica e Fisica attraverso il sito web Extra Byte dove vengono eseguite “simulazioni” nell’ambiente di calcolo Mathematica.
Negli ultimi anni ha pubblicato vari articoli di fisica matematica e collabora con la rivista Elettronica Open Source.
Appassionato lettore di narrativa cyberpunk, ha provato ad eseguire una transizione verso lo stato di “scrittore cyber”, pubblicando varie antologie di racconti.

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