Riprendiamo la lettura del racconto I sogni nella casa stregata. Il protagonista è Walter Gilman, uno studente di fisica che prende alloggio in una vecchia casa di Arkham.

“[…] Sapeva di trovarsi in un’antica casa di streghe, e l’aveva presa in affitto proprio per quel motivo. Molto era stato scritto nei documenti della Essex County sul processo di Keziah Mason, e quanto la donna aveva ammesso sotto tortura alla corte dei giudici, aveva affascinato Gilman in modo particolare.

“[…]Era anche possibile che gli abitanti di un regno dimensionale dato, potessero sopravvivere in molti regni sconosciuti e inconcepibili di più dimensioni, anche moltiplicate all’infinito, ritrovandosi all’interno o all’esterno di un dato ‘continuum’ spazio-temporale, e che il contrario sarebbe risultato analogamente vero. Questo costituiva materia di meditazione, sebbene si potesse essere del tutto certi che il tipo di alterazione coinvolta nel passaggio da una superficie piana dimensionale a una più alta, non sarebbe stata distruttiva per l’integrità biologica.”

In quest’ultimo brano c’è un esplicito riferimento agli spazi a infinite dimensioni. Ricordiamo che Lovecraft scriveva nel “periodo d’oro” della fisica teorica. In quegli anni era in corso la rivoluzione quantistica, il cui formalismo astratto era stato elaborato (casualmente) nello stesso periodo dai matematici dell’epoca. In particolare, la nozione di spazio di Hilbert dove oscillano le funzioni d’onda della meccanica quantistica. Si tratta di uno spazio infinito-dimensionale:

“spazi inconcepibili di più dimensioni, anche moltiplicate all’infinito”.

Un’interpretazione forse più suggestiva potrebbe richiamare la MWI, cioè la Many Worlds Interpretation (interpretazione a più mondi). Ma bisognerà attendere il 1957, anno in cui il fisico teorico H. Everett formulò questa audace teoria ancora oggi oggetto di controversie.

Marcello Colozzo

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